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La Nostra benefattrice

Alba Laricchiuta

vedova D. Morino (Bari 06.08.1929 – Milano 17.04.2017)

Grazie alla generosa donazione di Alba Laricchiuta Morino, la nostra associazione è diventata Fondazione, permettendoci di portare avanti i suoi ideali di libertà di scelta e giustizia sociale nell’ambito della medicina. Ricordiamo con gratitudine e affetto Alba, il cui impegno e passione hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra comunità.

 

Una Vita Dedicata alla Cultura e alla Conoscenza

Alba, figura straordinaria dell’editoria italiana, ha dedicato la sua vita alla diffusione della conoscenza e alla promozione della cultura. Fiera delle sue radici meridionali e figlia del noto antifascista Eugenio Laricchiuta, ha lavorato per la casa editrice Feltrinelli e fondato la sua collana EnnErre, sempre con un fervente spirito innovativo e militante. La sua vita e il suo lavoro continuano a ispirarci ogni giorno.

Una storia straordinaria

Una donna del Sud fiera di esserlo

Alba Laricchiuta Morino (6.8.1929 Bari – 17.04.2017 Milano) era una donna del Sud, molto fiera di esserlo. Figlia di Eugenio Laricchiuta, grande  antifascista e consultore della Costituente, si trasferì dopo il liceo, a Milano. Cominciò a lavorare molto presto nella casa editrice Feltrinelli, fondata nel 1954, diventandone già nel 1956 responsabile dell’ufficio stampa e della pubblicità e lavorando fianco a fianco con Giangiacomo Feltrinelli e importanti intellettuali dell’epoca.

Grazie alla sua passione e alla sua curiosità intellettuale svolse un ruolo importante nello sviluppo della casa Editrice negli anni ‘70 e ‘80 proponendo iniziative innovative e contribuendo allo sviluppo di una delle più originali e grandi case editoriali italiane. Mise particolare cura per la pubblicazione dei Diari di Sibilla Aleramo, autrice per la quale nutrì vivo interesse fino alla fine della sua vita.

Conclusa la sua collaborazione con Feltrinelli nel 1992, fondò una sua piccola collana, mantenendo viva l’idea militante dell’editoria, EnnErrele nostre ragioni. Una cinquantina di titoli dove faceva tutto, dalla condivisione del testo con l’autore, alla stampa, alla preparazione delle buste, alla distribuzione.  Pubblicò testi di saggistica, poesia, critica d’arte e letteraria di autori quali Roberto Roversi, Franco Fortini, Sergio Chiappori, Luigi Pestalozza, Vittorio Fagone, Nanni Balestrini, Giampaolo Dossena e molti altri.
Questi volumi venivano poi rigorosamente regalati ad una ristretta schiera di amici, intellettuali, giornalisti, da lei selezionata.

Il suo incontro con le opere di Sibilla Aleramo sono state un passaggio cruciale della sua biografia, da cui emergono degli aspetti personali, intimi che Alba confessa in un intervento a un convegno milanese sulla biografia intellettuale di Sibilla Aleramo, riportato in un vecchio domenicale del Sole 24 ore.

“Debbo a questo punto precisare che non ho partecipato alle lotte del femminismo, che pure ho seguito, avendo raggiunto la mia consapevolezza per percorsi personali.  Uno dei più importanti è stato certamente il viaggio interno alla vita e alle opere della Aleramo (…) Ho cercato attraverso sei percorsi, adoperando parole della Aleramo e mie, di capire le mie coincidenze, e credo non solo mie, al di là dei singoli vissuti che, come nel mio caso, è un vissuto di segno assolutamente opposto a quello della Aleramo.”

Questo immergersi totale nella vita di questa importante personalità italiana del XX secolo la porta a riflessioni sulla lettura e sulla scrittura. “Ci sono varie qualità di leggere. A volte la lettura può essere anche dolorosa. La lettura è un processo creativo, come la scrittura. Essa rivela almeno in parte l’alchimia tra chi legge e chi scrive.
La lettura ha i suoi tempi. In alcuni momenti riprendere vecchie letture è come ritrovare un territorio di salvezza. La propria scrittura assume un significato diverso se viene letta subito o a distanza di tempo, dove viene vissuta come la lettura di un altro.”
Rivela come la pluriennale lettura e rilettura delle opere della Aleramo ha avuto vari momenti, dalla iniziale attrazione, alla consapevolezza, al distacco.
Rivela come il momento della consapevolezza è stato come “un muro di rimbalzo per dialogare con la mia parte più nascosta, per rivelare me a me stessa, il viaggio interno che ha avuto il valore di un’analisi.” “Per me la Aleramo è stata una fonte per la mia consapevolezza.

Da questa profonda relazione con la Aleramo nascono due saggi di Alba Morino, “Autoritratto come svelamento” e “Un’analista di carta”, da lei descritti come il momento più alto della sua avventura intellettuale. Nel 2000 istituì la Fondazione Domenico Morino, in onore del marito, amore della sua vita, mancato nel 1992, ingegnere, autore di allestimenti e mostre a livello internazionale con vari riconoscimenti alla Triennale di Milano, al Commissariato Generale Italiano per l’Esposizione Universale di Montreal e altri. Alba Morino inaugurò la Stazione Biologica Domenico Morino e il Centro di Ricerca e di documentazione sulla cultura materiale e sulla storia delle tecniche.

Nell’idea di Alba il Centro si proponeva di studiare e rivalutare le tecniche, i mestieri, i linguaggi delle tradizioni e le quotidianità relative al territorio di Castelletto, al Parco Naturale della Valle del Ticino e alle aree fluviali-lacustri. Questa Fondazione, nata in collaborazione con l’Università dell’Insubria, il Comune di Castelletto sopra Ticino e il Parco Naturale della Valle del Ticino, ha impegnato forze fisiche, intellettuali ed economiche di Alba nell’ultima parte della sua vita, con non poche delusioni legate alla scarsa risposta alle sue sollecitazioni da parte degli Enti collaboranti. Ho conosciuto e avuto in cura per più di 20 anni Alba Morino.

Mi colpivano sempre la sua ostinata riservatezza, il suo rigore, la grande forza di carattere, la capacità di essere e di stare da sola, una forte religiosità laica, i suoi silenzi così pieni di contenuti.
Trapelava il suo sentirsi isolata in un mondo dove l’ingenuità veniva scambiata per mancanza di intelligenza, che guardava con sospetto una individualità che riusciva a coniugare tenerezza e passione con forza e intelligenza.
Provava una viva indignazione nei confronti di chi emargina il diverso, anche nel posto di lavoro, fino a isolarlo e ghettizzarlo. Essendo centrale nelle sue riflessioni il tema della relazione, un posto importante l’aveva quello tra medico e paziente. Ricordo la sua indignazione per tutto quello che legava la parola mercato al tema della salute.
Da uno scambio su questi temi, era nata la sua richiesta di scrivere un saggio sul tema della medicina per EnnErre, che accettai volentieri. Nacque così lo scritto “Scienza e passione”.

Più avanti, continuando la nostra frequentazione, conobbe, tramite me, l’Associazione medicina centrata sulla persona, apprezzando le tematiche della difesa dei diritti e della libertà della scelta di cura. Fino alla fine è stata una fiera lottatrice. I temi della politica e del sociale sono sempre stati al centro dei suoi interessi, sempre era presente il suo amore per le cose semplici, per la cucina, la sua curiosità per apprendere sempre il nuovo, come l’informatica e le nuove tecnologie, che peraltro guardava con un certo sospetto
E’ morta improvvisamente il 17 aprile 2017 lasciando i suoi beni a beneficio di Enti e associazioni culturali, senza fini di lucro. Grazie alla sua generosa donazione l’Associazione Medicina Centrata sulla Persona è diventata Fondazione.

A noi ora il compito di mantenere vivi gli ideali di libertà di scelta nell’ambito della medicina, di tutela dei diritti dei cittadini, di diffusione di conoscenza per tutte le classi sociali.

Mauro Alivia