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Il sogno lucido

Il sogno lucido – la condizione apparentemente paradossale di sognare sapendo di sognare – è un fenomeno noto e praticato da tempo in diverse tradizioni spirituali, la cui scoperta nell’ambito delle neuroscienze risale appena agli anni ’80 del secolo scorso. Distante dall’essere un’abilità paranormale, questo stato di coscienza dischiude un campo di esperienza poco esplorato nel mondo occidentale ma accessibile a chiunque, con la giusta dose di impegno e motivazione.

Si può pensare allo stato di veglia e a quello di sogno come a due distinti piani di esperienza – anche se, nella maggior parte di noi, la coscienza si è sviluppata quasi esclusivamente sul primo di questi piani, mentre del secondo non si ha che qualche sporadico sprazzo di consapevolezza. Sono pochi, infatti, i sogni che ricordiamo al mattino e – ancor più importante – nella maggior parte di essi non siamo lucidi: non ci rendiamo conto di trovarci nella dimensione onirica ma siamo convinti di essere svegli e ci comportiamo come se lo fossimo. Non siamo in grado di pensare con chiarezza e la nostra percezione dell’ambiente è piuttosto evanescente e confusa. Di conseguenza, non riusciamo a sfruttare le potenzialità di questo stato, al quale prestiamo ben poca attenzione e la cui natura ci sfugge quasi totalmente.

Dove: Fondazione per la Salutogenesi ETS (primo piano)

Quando:
1-2 e 8-9 Febbraio 2025
10-11 e 17-18 Maggio 2025

Docente: Francesco Tormen

Costo
Modulo 1
: €350,00
Modulo 2: €350,00
Modulo 1+2: €600,00

Pagamenti tramite bonifico bancario

Tutto ciò sembrerebbe normale e inevitabile, eppure anche nel mondo onirico possiamo raggiungere una condizione di piena consapevolezza e la nostra esperienza di quanto vi è racchiuso può diventare vivida, coerente e lucida, proprio come nello stato di veglia. Per raggiungere questo risultato dobbiamo riuscire a “trasferire” parte della nostra consapevolezza dalla dimensione della veglia a quella del sogno, un processo che può avvenire principalmente secondo due modalità: l’una nota come sogno lucido; l’altra più conosciuta come OBE (Out of Body Experience, ovvero esperienza extracorporea) o anche proiezione astrale.

Anche se dal punto di vista scientifico si tratta in entrambi i casi del medesimo stato di coscienza (cioè di uno stato di sonno REM caratterizzato da un’insolita attivazione delle aree cerebrali legate alla consapevolezza), queste due forme di esperienza presentano differenze significative e possono essere viste come due diverse tappe di uno stesso percorso di consapevolezza onirica, che integra le ricerche neuroscientifiche contemporanee con spunti proveniente da antiche tradizioni contemplative, come lo yoga tibetano del sogno, il sufismo e il vedanta.

Il corso comprende lezioni frontali, pratiche guidate, momenti dedicati alle domande e alla condivisione dell’esperienza, nonché indicazioni sulle pratiche e gli approfondimenti da svolgere a casa. È suddiviso in due moduli, che possono anche essere frequentati separatamente. Ogni modulo è costituito da 20 ore in presenza (distribuite nell’arco di due fine settimana) e da 4 ore online (finalizzate a dare continuità al percorso di addestramento e distribuite in due sere infrasettimanali dedicate alle domande, alla condivisione dell’esperienza e al ripasso delle pratiche).

Il percorso proposto è basato sul libro di Francesco Tormen “Con gli occhi aperti. Il sogno lucido tra neuroscienze ed esperienze contemplative”, Il Saggiatore 2024.

Il libro è stato presentato a Bologna nel maggio 2024 

Un corso articolato in 2 moduli

  • Modulo 1: Ricordare i sogni e favorire i sogni lucidi
  • Modulo 2: Entrare direttamente in un sogno lucido e “uscire dal corpo”

Le neuroscienze contemporanee distinguono due tipologie di sogno lucido, che trovano riscontro anche in varie tradizioni contemplative:

  • DILD (Dream Initiadet Lucid Dream): sogni lucidi che cominciano da un sogno normale quando, ad un certo punto del sogno, ci si accorge di stare sognando.
  • WILD (Wake Initiated Lucid Dream): sogni lucidi ai quali si accede senza soluzione di continuità con lo stato di veglia, a seguito dell’applicazione di pratiche di rilassamento profondo che permettono di entrare consapevolmente nella fase REM del sonno. Secondo alcuni tra i più autorevoli studiosi della materia, queste esperienze includono i fenomeni noti come OBE (Out of Body Experience, ovvero esperienze extracorporee).

Benché dal punto di vista scientifico si tratti in entrambi i casi di sogni, molti WILD sono vissuti soggettivamente come un’uscita dal proprio corpo: un’esperienza che in alcuni casi può essere molto intensa e trasformativa, ponendo profondamente in questione le proprie convinzioni circa la natura del sé, della coscienza e del mondo fenomenico. Per riuscire in questa impresa è necessario imparare a mantenere un certo grado di consapevolezza durante il processo dell’addormentamento: in questo modo si scopre tutta una serie di “strati” della coscienza che la maggior parte di noi ignora del tutto.

Una volta acquisita una certa padronanza del passaggio dalla veglia al sogno, diventa possibile accedere all’esperienza del sogno lucido in modo pressoché volontario, cioè ogni volta lo si desideri – a differenza di quanto avviene con le tecniche utilizzate per i sogni lucidi DILD, che si limitano a favorire l’insorgenza della lucidità nei sogni ordinari.

Per tutte queste ragioni, si può dire che i WILD e le OBE siano esperienze di norma più interessanti e significative dei DILD. Ma allora perché non concentrarsi direttamente su di esse? Il fatto è che, per la maggior parte di noi, si tratta anche delle forme di sogno lucido più difficili da ottenere, soprattutto agli inizi. Ciò dipende principalmente dalle difficoltà che si incontrano quando si cerca di mantenere un certo grado di presenza interiore mentre si entra in stati di rilassamento sempre più profondo – un’impresa che potrebbe essere riassunta dall’espressione, che non a caso suona piuttosto ossimorica, “addormentarsi consapevolmente”.

Al contrario, per la maggior parte di noi i sogni lucidi DILD sono esperienze relativamente accessibili: applicando le giuste tecniche per un periodo di qualche settimana o di un paio di mesi al massimo, tutti possono riuscire nell’impresa. Queste tecniche non richiedono di essere consapevoli del processo di addormentamento ma vengono applicate per lo più durante il giorno e prima di dormire. In questo modo, mediante stratagemmi e suggestioni, è possibile favorire l’insorgenza della lucidità nei sogni che sorgono spontaneamente durante la notte.

È stato osservato che, dopo avere ottenuto in questo modo almeno qualche esperienza di sogno lucido, diventa più facile avere successo con le pratiche finalizzate ai WILD e alle OBE.

Ed ecco perché questo corso è stato suddiviso in due moduli, che possono essere considerati come due vie di accesso indipendenti al sogno lucido, ma anche come due tappe di un medesimo percorso.

Francesco Tormen, PhD

è docente di Lingua e Letteratura Tibetana all’Università Ca’ Foscari di Venezia, co-direttore del Centro Studi dell’Unione Buddhista Italiana e coordinatore scientifico del Master in Contemplative Studies dell’Università di Padova. È anche traduttore e interprete dal tibetano, insegnante certificato del programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), nonché autore del libro “Con gli occhi aperti. Il sogno lucido tra neuroscienze ed esperienze contemplative”, pubblicato nel 2024 da Il Saggiatore.

Modulo 1

Ricordare i sogni e favorire si sogni lucidi

Ricordare i sogni

Qualunque percorso volto a coltivare la lucidità onirica, e più in generale la consapevolezza e la padronanza dei sogni, non può che partire dal miglioramento della capacità di ricordarli. Ci sono molte ragioni per questo fatto, a cominciare dalla considerazione molto pratica che, senza una buona capacità di ricordare i sogni, potrebbe capitarci di fare sogni lucidi senza essere poi in grado di ricordarlo, il che sarebbe un vero peccato. Per tale ragione, si raccomanda di applicare le tecniche per il sogno lucido solo dopo essere divenuti capaci di ricordare con un certo grado di dettaglio almeno un sogno per notte. Per quanto possa apparire strano, molti insuccessi e delusioni sperimentati dagli aspiranti sognatori lucidi dipendono proprio dal non avere cominciato l’addestramento da qui.

Ma possiamo leggere l’importanza di ricordare i sogni anche in un altro modo: se sviluppare la lucidità onirica significa imparare a riconoscere i propri sogni, ecco che, per farlo, bisognerà prima conoscerli! In altre parole, sarà necessario renderci più familiari i luoghi, i personaggi e le trame che sogniamo più di frequente, in modo che, quando li incontreremo di nuovo, avremo più probabilità di identificarli come parte della nostra vita onirica, favorendo la consapevolezza di stare sognando.

Ma questa è solo una semplificazione, laddove in verità la faccenda è più complessa e sfuggente. Il ricordo dei sogni sembra funzionare come una sorta di ponte a doppio senso tra la dimensione diurna e quella notturna. Ciò che molti onironauti osservano è che il miglioramento della capacità di ricordare i sogni sembra ripercuotersi positivamente sulla qualità dei sogni stessi, aumentandone il grado di presenza e consapevolezza. È come se ricordare i sogni accorciasse la distanza tra il mondo della veglia e quello onirico, permettendo una maggiore integrazione tra questi due versanti dell’esperienza: non solo da svegli si ricorda e, per così dire, si avverte maggiormente la presenza soggiacente della dimensione onirica nella propria vita; ma anche durante i sogni si è più presenti, si agisce e si pensa in modo più simile a quanto si fa di giorno.

Venendo ai contenuti del corso, per migliorare la capacità di ricordare i sogni è importante innanzitutto conoscere il fenomeno del sonno, le sue fasi, le condizioni che lo favoriscono e quelle che lo compromettono; nella prima parte del modulo, pertanto, saranno fornite queste conoscenze di base. Saranno inoltre insegnate alcune tecniche di rilassamento e di preparazione al sonno ispirate al sufismo e al buddhismo tibetano, e alcune strategie per recuperare e fissare nella memoria i ricordi onirici nei primi istanti dopo il risveglio. In questa fase del percorso al sognatore sarà richiesto di dormire almeno 7-8 ore per notte, dedicare ogni sera almeno 15-20 minuti alla preparazione al sonno e impegnarsi, per i 10-15 minuti successivi al risveglio, in alcune operazioni cognitive finalizzate ad accedere al ricordo dei sogni, nonché nella redazione del proprio diario onirico.

Favorire i sogni lucidi

Nella seconda parte del modulo si tratterà di approfondire la relazione già stabilita con il mondo onirico, accorciando ulteriormente la distanza che separa la coscienza di sogno da quella diurna e muovendo verso una maggiore integrazione tra questi due stati.

In termini concreti, lo scopo che ci prefiggiamo qui è quello di ottenere le prime esperienze di sogno lucido o, per chi già ne abbia avute, di aumentare la loro frequenza. Non si tratterà ancora di entrare deliberatamente in un sogno lucido, padroneggiando pienamente tale passaggio di stato. Questo sarà, in eetti, l’ambizioso obiettivo del secondo modulo del corso.

Per il momento, ci si dovrà accontentare di stabilire un legame più indiretto fra queste due polarità, che sarà comunque abbastanza efficacie da permettere la manifestazione spontanea di alcuni momenti di lucidità onirica, capaci di farci sperimentare questo stato di accresciuta integrazione del sé.

Per riprendere un acronimo già menzionato nella descrizione generale del corso, nella seconda parte di questo primo modulo esploreremo i cosiddetti DILD (Dream Initiated Lucid Dreams): quei sogni lucidi che principiano da stati onirici ordinari nell’istante in cui prendiamo coscienza di stare sognando. Come procederemo verso tale obiettivo?

Innanzitutto, possiamo anticipare che, se la prima fase del modulo si concentrava sui momenti più vicini al sonno (rispettivamente, l’addormentamento e il risveglio) ora il lavoro di consapevolezza si allargherà all’intero arco della giornata. Tutto ciò non deve spaventare: tale impegno non interferirà con il normale svolgimento delle attività quotidiane. Si tratterà, invece, di coltivare, sullo sfondo delle nostre vite, un diverso atteggiamento nei confronti dell’esperienza, sviluppando uno sguardo critico – o, se si preferisce, un punto di osservazione metacognitivo – capace di porre in questione la realtà che ci circonda. Questa nuova postura esistenziale, questo nuovo modo di stare al mondo, non tarderà a manifestarsi anche nei sogni, aumentando le probabilità che questi ultimi diventino, a tutti gli effetti, lucidi.

Per costruire questa differente prospettiva, ci avvarremo innanzitutto delle intuizioni sulla natura dell’esperienza provenienti dalla cultura buddhista, e in particolare dallo yoga tibetano del sogno. Vedremo poi come questo punto di vista trovi sostanziali corrispondenze nelle più recenti ipotesi formulate nel campo delle scienze cognitive. Infine, poggiando su queste basi concettuali, ci affacceremo alle pratiche moderne orientate al sogno lucido, approfondendo l’esercizio del cosiddetto reality check, la cui efficacia è stata consolidata ormai da svariare ricerche scientifiche.

Modulo 2

Entrare direttamente in un sogno lucido e “uscire dal corpo”

Con il modulo precedente abbiamo tentato di stabilire delle connessioni tra il mondo della veglia e quello dei sogni: prendendoci cura del sonno, rivolgendo l’attenzione alla nostra controparte onirica e poi sviluppando nuove abitudini cognitive, per aiutarci a riconoscere, almeno di quando in quando, lo stato di sogno.

Ora, invece, la posta in gioco e la natura stessa dell’impresa sono ben più elevate. La via d’accesso al sogno lucido che esploreremo qui è significativamente diversa dalla precedente, ed è per tale ragione che questo secondo modulo può essere visto sia come la prosecuzione del medesimo percorso, sia come un viaggio a sé stante.

Adottando una metafora geografica, potremmo paragonare la vita diurna alla terraferma e la moltitudine di esistenze parallele dischiuse dal sogno a un vasto arcipelago che la circonda. Il proposito che accomuna i vari momenti di questo viaggio, in tal senso, consiste nel creare ponti che permettano alla consapevolezza di transitare tra queste regioni altrimenti irrelate. Eppure nella prima parte del corso questi collegamenti, più che a ponti veri e propri, somigliavano a «ponti radio»: strumenti per trasmettere un messaggio dalla coscienza di veglia a quella di sogno, e viceversa. Non abbiamo davvero percorso questi raccordi: ci siamo esercitati a inviare segnali durante il giorno e prima di dormire, fiduciosi che qualcuno dall’altra parte – qualcuno che al contempo siamo e non siamo noi – li avrebbe ricevuti.

Ora si tratta invece di compiere eettivamente la traversata. In altre parole, l’obiettivo non è più quello di mettere in contatto parti di sé che abitano in luoghi lontani, ma di imparare a viaggiare in prima persona in quegli stessi territori, in modo deliberato e consapevole. A questo scopo, per la verità, anche la metafora del ponte rischia di risultare fuorviante: sarebbe bello poter costruire delle solide vie di comunicazione tra sogno e veglia, magari con strade a quattro corsie, da percorrere comodamente in auto. Può darsi che in futuro simili opere ingegneristiche saranno possibili, con lo sviluppo di tecnologie contemplative capaci di garantire l’accesso volontario allo stato di sogno. Ma per il momento si tratta di fantascienza: la verità è che l’oceano del sonno – l’insieme assai variegato degli stati che si manifestano nel transito dalla veglia al sogno, di norma senza consapevolezza – è così profondo e burrascoso che non è possibile costruirvi alcunché; neppure, per l’appunto, un piccolo ponticello.

Che fare dunque? Bisognerà sforzarsi di attraversarlo a nuoto; o costruirsi un’imbarcazione maneggevole e leggera, in grado di scivolare agevolmente tra le onde; o, ancora, trasformarsi in un palombaro e percorrere passo dopo passo il fondo dell’abisso. Ciascuna di queste immagini riflette alcuni aspetti della pratica legata ai WILD – quei sogni, lo ricordiamo, che lucidi lo sono fin da principio, ai quali si accede senza soluzione di continuità tra la coscienza di veglia e quella di sogno. In tutte queste rappresentazioni, l’acqua simboleggia la condizione «liquida» in cui sprofonda il proprio senso dell’io mentre ci si addormenta; le onde impetuose alludono all’eetto travolgente degli stati interiori che si dischiudono in questi momenti, qualora si cerchi di percorrerli consapevolmente; e la povertà dei mezzi adottati per la traversata è un indice della difficoltà dell’impresa, dei suoi risvolti imprevedibili e del suo esito sempre incerto. Nuotare in questo mare, insomma, richiede un impegnativo addestramento, molta determinazione e una grande capacità di improvvisazione.

Fuor di metafora, nel corso di questo secondo modulo cercheremo di trovare una soluzione pratica a ciò che potrebbe apparire come un paradosso logico o una contraddizione in termini: “addormentarsi consapevolmente”, “entrare nel sonno da svegli”. Proveremo, cioè, ad accedere alla condizione onirica in modo deliberato, senza interruzioni nel nostro flusso di coscienza. Per quanto possa sembrare incredibile, si tratta di una possibilità nota a varie tradizioni contemplative, testimoniata da onironauti di ogni provenienza e, più recentemente, esplorata in ambito scientifico, benché la maggior parte delle ricerche si sia finora concentrata maggiormente sui sogni DILD.

Accedere a questo stato, infatti, non è semplice; ma la bella notizia è che, una volta acquisita una certa dimestichezza con il bizzarro territorio che si deve attraversare durante il processo di addormentamento, diventa davvero possibile entrare in un sogno lucido ogni volta che lo si desideri. Siamo abituati ad associare il sonno all’incoscienza, ma questi due concetti non coincidono necessariamente. Il sonno non costituisce veramente un momento di inattività: in tutte le sue fasi, il cervello – o, se si preferisce, la mente – è sempre all’opera, anche se non ce ne rendiamo conto.

Nella maggior parte di noi, forme articolate e integrate di esperienza si danno solo nello stato di veglia, come se la consapevo lezza avesse colonizzato unicamente questo territorio; ma con la giusta determinazione, un paziente esercizio e una mappa sufficientemente dettagliata, è possibile estenderne la sfera ben oltre il dominio diurno, integrando nuovi e decisivi elementi per approfondire la conoscenza di sé stessi.

In questo senso, imparare a mantenere uno stato di presenza durante il processo di addormentamento, oltre a rappresentare la via più diretta al sogno lucido, permette anche di esplorare l’enigmatico stato di coscienza che separa la veglia dal sonno, noto come «stato ipnagogico» – un’impresa che già di per sé varrebbe lo sforzo, in quanto dischiude aspetti assai profondi del funzionamento della coscienza.

Venendo ai contenuti concreti di questo modulo, vedremo innanzitutto ciò che sappiamo, dal punto di vista scientifico e fenomenologico, circa questo stato di transizione dalla veglia al sogno. Il mero sforzo di rimanere consapevoli e di osservare questo transito costituisce infatti la base fondamentale per qualunque approccio ai WILD. A questo proposito, le ricerche di Charles Tart sugli stati di coscienza ci forniranno alcuni concetti propedeutici utili ad arontare questa sfida, che verrà tradotta in termini pratici attraverso l’esplorazione di due dierenti vie: l’una, essenzialmente visiva, si basa sulla contemplazione delle immagini interiori che si formano durante lo stato ipnagogico; l’altra, più incentrata sull’ascolto delle sensazioni corporee, conduce alla vivida esperienza di “separarsi dal corpo” e rimanda perciò al tema alquanto controverso e ancora poco studiato delle OBE (OutofBody Experiences o esperienze extracorporee).

Proprio in virtù della sua scarsa notorietà e dei pregiudizi che aleggiano intorno a questo fenomeno, cercheremo di fare il punto su ciò che di esso sappiamo dal punto di vista scientifico, ma vedremo anche in che modo i “viaggi fuori dal corpo” sono stati trattati, a cavallo tra Ottocento e Novecento, nella letteratura esoterica legata al movimento teosofico, che ha largamente influenzato la precomprensione moderna del fenomeno, sia nell’ambito della ricerca, sia nel frastagliato universo New Age e nell’immaginario pop. Proveremo a tirare le somme su ciò che, di tali prospettive, dovrebbe ormai essere smitizzato e abbandonato, e su ciò che invece potrebbe ancora fornire spunti interessanti per la riflessione filosofica e la ricerca scientifica. Ma soprattutto cercheremo di trarre, da queste e altri fonti, elementi utili alla pratica, per condurre i partecipanti a sperimentare in prima persona questa possibilità.

Struttura del corso

Il corso si articola in due moduli con lo stesso monte ore (1-2 febbraio; 8-9 febbraio; 10-11 maggio; 17-18 maggio) e gli stessi orari.
Ogni modulo comprende lezioni frontali e supervisioni online.

Primo Modulo 1-2 febbraio e 8-9 febbraio 2025

Orario: Sabato: 14:30-18:30
Domenica: 10:30-13:00, 14:30-18:00

Supervisioni online: due supervisioni per il primo modulo, una a marzo e una ad aprile.

Secondo Modulo 10-11 maggio e 17-18 maggio 2025

Orario: Sabato: 14:30-18:30
Domenica: 10:30-13:00, 14:30-18:00

Supervisioni online: due supervisioni per il secondo modulo, una a maggio e una a giugno.

Costo di iscrizione:

Primo Modulo

Euro 350,00 da versare entro il 10 gennaio 2025 

Secondo Modulo

Euro 350,00 da versare entro il 18 aprile 2025

Iscrizione ad Entrambi i moduli

Euro 600,00 da versare prima dell’inizio del corso


I pagamenti a mezzo bonifico bancario vanno intestati a:

Intestazione: Fondazione per la Salutogenesi ETS
Causale: Iscrizione Corso Il sogno lucido – Modulo scelto
IBAN: IT78 S 0306909606 100000156403
Codice BIC/SWIFT: BCITITMM
Banca: Intesa Sanpaolo SpA

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